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In questo Quaderno, pubblicato per la prima volta nel 1975 presso Lo Specchio di Arnoldo Mondadori (la primissima edizione, senza alcune delle poesie qui presenti, è del 1948 per la Meridiana), riscopriamo un Montale per certi versi ancora (purtroppo) sconosciuto: il Montale delle numerose traduzioni – non solo dall’inglese –, che qui si svela regalando al lettore quelle a cui è maggiormente legato, che lo hanno arricchito e in qualche modo ispirato nella sua opera poetica. Sempre di poesia si parla, naturalmente, e più precisamente di poeti come Shakespeare e Blake, Dickinson e Melville, Joyce e Eliot, ma anche Guillén e Kavafis (da Montale tradotto dall’inglese, qui nell’originale neogreco). La grande conoscenza che Montale aveva della lingua italiana – e della sua straordinaria varietà di termini e di espressioni –, ben evidente fin dagli Ossi, viene messa in risalto dall’altrettanto vasta familiarità con lingue “altre”, permettendo al lettore di apprezzare la resa così fedele e nello stesso tempo peculiare ai versi originali (che qui troviamo sempre a fronte delle traduzioni). A chiudere il volume, ancora un piacevolissimo omaggio: la traduzione latina di Fernando Bandini de La bufera. Il risultato è un volume tanto prezioso quanto “intimo”, una sorta di diario (come lo definì Alessandro Parronchi), semplicemente indispensabile per chiunque voglia conoscere da vicino l’immensa poetica montaliana.