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Accompagnato da incessanti interrogativi, John Dos Passos ci racconta il suo viaggio nei
Balcani, in Turchia, nel Caucaso e in Medio Oriente. Consapevole della propria irriducibile ?
estraneità a quei luoghi e a quella gente, lo scrittore americano si sente tuttavia
incredibilmente attratto dai ritmi e dalle regole di una vita che pare procedere con
esasperante lentezza, con un andamento sempre uguale da secoli, ma che all'improvviso
si infiamma. E il 1921, in un'epoca di tremendi rivolgimenti politico-sociali, di conflitti
militari, anni in cui cambia profondamente l'assetto delle regioni che Dos Passos
attraversa. E guardando a questi eventi scrive pagine acute e provocatorie, come quelle
sugli strascichi della guerra greco-turca o sulla creazione dell'Iraq a opera degli inglesi. Sul
crinale fra realtà e sogno, in un viaggio in bilico fra memoria e immaginazione, il lettore si
ritrova proiettato in spazi e scenari naturali e umani di struggente bellezza: i vecchi con le
barbe cremisi, i turbanti enormi, bianchi, blu, neri, verdi, appollaiati su zucche pelate, gli
asini bianchi, le cupole a uovo di pettirosso, i campi di papaveri bianchi da oppio. Da
questo flusso di vita che avanza placido e stanco, ma è capace di repentine accelerazioni,
Dos Passos cattura fotogrammi di grande forza evocativa, e il puro reportage raggiunge le
vette della lirica. Con otto dipinti originali dell'autor