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«C'è tutta la spietata innocenza dell'infanzia, la sua potenza regolatrice, la sua inflessibilità. (...) Questi bambini sanno già tutto, conoscono perfettamente l'assurdità dell'esistenza, la sua sporcizia, e abitano in un sogno a parte, uno specchio da tenere pulito ad ogni costo.» (Marco Lodoli, “La Repubblica”). In “Dove sei Mathias?” e “Line, il tempo” ritornano le ossessioni di Agota Kristof: l’infanzia e la sua terrificante lungimiranza, la disperazione assoluta nei confronti della vita, l’inganno delle parole, la diluizione del tempo, ma anche lo humour e il sogno. Sandor, l’eroe del primo racconto, ci conduce in quel labirinto d’incertezze che i lettori di Agota Kristof conoscono bene. Lina, l’eroina del secondo racconto – in forma di dialogo – sorprende invece per la sua incantevole leggerezza: è una ragazzina innamorata come da adulta non potrà più esserlo.