È un lungo sfogo, crudele e pieno di astio, quello con cui Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell'Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lórinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva ed escludente; perché pur di origini aristocratiche e di vecchia cultura mitteleuropea la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a questa condizione; perché, infine, la sua compagna di scuola e di giochi è Angela Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è - bella, amabile e soave - e di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti, scarpe comode (non quelle tagliate in punta ereditate dalla zia Irma). E su Angela che si concentrano l'odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili, come quando dal giardino della compagna porta via un giovane capriolo da lei teneramente amato e ne provoca - chi sa quanto inavvertitamente - la morte. Sarà cosi per tutta la vita: perché quando Eszter, ormai famosa, si innamora, lo farà proprio del marito della candida Angela che non comprende niente, non vede niente, non si accorge neanche per un istante come la sua amica provi l'incessante bisogno di vederla soffrire e non riesca a reprimere il desiderio di ucciderla.
È l'estate del 1912 a Brooklyn. I raggi obliqui del sole illuminano il cortile della casa dove abita Francie Nolan, riscaldano la vecchia palizzata consunta e le chiome dell'albero che, come grandi ombrelli verdi, riparano la dimora dei Nolan. Alcuni a Brooklyn lo chiamano l'Albero del Paradiso perché è l'unica pianta che germogli sul cemento e cresca...
Incontri brevi e scene insolite, malintesi esemplari e statistiche sorprendenti, bambini viziati e poliziotti gangster; elementari lotte di classe e lotte in classe alle elementari. In 264 frammenti ora malinconici ora irresistibili, Yves Pagès traccia la storia di una memoria personale e collettiva che attraversa l'infanzia, la scoperta del desiderio, le...
I quaderni non hanno righe, e nemmeno quadretti. Sono spazi bianchi da riempire di idee, appunti, schizzi, frasi, stralci di libri. Fogli di carta porosa su cui scrivere un pensiero da ricordare o una ricetta da sperimentare; su cui tracciare una linea, un viso, o il nome di un bambino; su cui appuntare una parola che è nostra, perché ci descrive; un...
Tocca per ingrandire
Per offrirti la miglior esperienza possibile, questo sito utilizza i cookie. Utilizzando il sito acconsenti all'uso dei cookie. Abbiamo pubblicato una nuova informativa sui cookie, dove puoi trovare maggiori informazioni sui cookie che utilizziamo.